mercoledì 14 agosto 2013

LA FAMIGLIA DI UNA VOLTA


Evviva la spiaggia con la sabbia leggera
per giocare, saltare, di giorno e di sera
per fare castelli quando è bagnata
mentre mangi, costretto, una calda frittata.
Quando ero bambino con secchiello e paletta
creavo coi sogni la mia futura casetta
e per metterci mamma, papà e i miei fratelli
abbattevo le mura e distruggevo i cancelli.
Non ero violento, ma di poche parole
facevo giustizia con la pioggia e col sole
ma quando non capivo il perché di una cosa,
prima il martello e poi donavo una rosa.
Ricordo la nonna che con panella e una mazza
diceva di crescere con forza la razza
perché la bellezza di vivere un figlio,
dipendeva per lei dal tono e dal piglio
Una nonna speciale a cui lo spreco fa male,
che vestiva giocosa persino a natale
perchè quel suo cuore che si tingeva di azzurro
era duro e scontroso peggio del burro.
Diversa da lei, ma perfetta in famiglia,
c’era Annina, la zia, dal sapor di vaniglia;
un profumo che amava e  la rendeva speciale
perché le alleggeriva quella faccia spettrale
Ma quello importante era il nonno, Bramante
dall’occhio furbetto e dall’aspetto gigante.
Quando arrivava con il suo passo elegante
la nonna e la zia “zitte” all’istante.
Poi c’era Tommaso il gattino geloso
del cane Michele, un mostro peloso;
di giorno lontani, nemici giurati
di notte compagni, coccolati ed amati.
Che bello quel tempo che fuggiva la noia
dove il latte era buono, molto più della soia.
Che belli quei giorni, vissuti in quel mare
da semplici amanti del gioco e del fare.
Un pallone, un castello, le bocce,
e poi tutti a lavarsi sotto le docce,
un aquilone, uno scherzo, e poi un tuffo
felici del giorno trascorso un po’ buffo.

Nessun commento:

Posta un commento